Contrastare La Fragilità Del Legame Di Coppia

Contrastare La Fragilità Del Legame Di Coppia

“Cosa significa stare bene in coppia?”

“Quali sono gli ingredienti per costruire un rapporto stabile e duraturo?”

“Quanto dura l’amore? Come possiamo mantenerlo vivo nel tempo?”

“Ma l’amore, ….esiste?!”

“E se esiste, basta?!?”

Molti di voi, se stanno provando a portare avanti un rapporto di coppia, si saranno posti queste domande e, molto probabilmente, più di una volta.

Anche gli esperti che si occupano delle relazioni coniugali e familiari da qualche tempo si interrogano sui fattori che influiscono su questi legami.

Come diceva Zygmunt Bauman, viviamo in una società liquida, caratterizzata proprio da una abbondanza di relazioni e connessioni superficiali, ma allo stesso tempo da una crescente incapacità degli individui di coltivare relazioni autentiche, profonde, durature. É così che le persone, anche se iper-connesse, sono di fatto sempre più sole e senza punti di riferimento solidi.

Gli esperti delle relazioni concordano nel ritenere l’individualismo crescente una delle ragioni principali della fragilità dei legami: c’è chi parla dell’amore come di un “contratto tra due narcisisti”:

Le persone sarebbero sempre più concentrate sui propri bisogni personali, primo fra tutti quello di realizzazione del proprio sé, la relazione viene considerata un impegno che intralcia il soddisfacimento di questi bisogni.

Alain de Bottom, noto scrittore che tiene una rubrica sul rapporto di coppia in Internazionale, mette in risalto che oggi è molto facile sciogliere legami, a differenza che in passato. Per cui per le persone è più semplice separarsi che rimanere assieme.

Non stiamo dicendo che una conquista importante come il divorzio sia in sé negativa. Stiamo guardando il rovescio della medaglia: in un orizzonte individualistico come quello attuale, in cui prevalgono i bisogni dell’individuo, quando una relazione presenta delle difficoltà (come è naturale che sia) si è spinti a non affrontarle, e si è di fatto molto più liberi di farlo che in passato. In passato vi era una capacità maggiore di affrontarle: spesso soprattutto per le donne il matrimonio costituiva una “prigione” in cui le difficoltà venivano “subite”, “sopportate”, in nome di un ideale (il bene della famiglia). Ma raramente venivano superate. Per superarle, bisogna innanzitutto essere liberi di riconoscerle.

Entrando più nell’intimo di ciò che vivono le coppie, John Gottman individua uno dei principali “nemici dell’amore” nel disinteresse.

Gottman ha condotto un’ imponente ricerca longitudinale, durata circa 16 anni, condotta nel suo Love Lab all’Università di Washington. In questa ricerca ha “esaminato” più di 50 coppie, in cerca dei comportamenti e delle caratteristiche della relazione che gli permettessero di individuare con maggior precisione possibile le coppie a rischio di divorzio.

Contrariamente a quanto si potrebbe intuitivamente credere, scoprì che predittivo non era affatto il numero e l’intensità dei litigi, ma il livello di disinteresse reciproco, ovvero quanto poco i partner, all’interno di sessioni di tempo prestabilite, si rivolgessero l’uno all’altra, richiamassero l’uno l’attenzione dell’altra.

Da tali risultati ha dedotto e osservato che è questo disinteresse reciproco a creare i presupposti per la fine di una relazione:

Con il tempo il disinteresse si trasforma in distanza.

Più si è distanti, meno intensi sono i sentimenti positivi verso l’altro.

E questo non è un problema tanto per la mancanza di attrazione e desiderio, come si è soliti pensare.

Il vero danno è che diventa più difficile superare normali difficoltà e conflitti: senza la “protezione” dei sentimenti reciproci positivi, conflitti e incomprensioni generano sentimenti di ostilità reciproca, dai quali ad un certo punto diventa impossibile tornare indietro.

Umberta Telfner, autrice del libro “La manutenzione dell’amore”, addita nel mito della spontaneità un altro importante nemico delle relazioni di coppia. Basta citarla brevemente per capire immediatamente di cosa si tratta:

“si pensa che l’amore debba proseguire da solo, pochi sono quelli che lo curano”.

Il mito della spontaneità è figlio dell’idealizzazione dell’amore romantico: tutti anelano a trovare l’unico amore vero, quello giusto, l’anima gemella. Questo radica in noi la convinzione che, una volta trovato, non devo fare nulla e tutto fila liscio, l’armonia si avvera spontaneamente, se mi sforzo vuol dire che fingo per paura di perderlo e rimanere solo/a...

L’autrice sostiene che ora più che mai, in un epoca in cui l’amore e i legami sociali sono a grave rischio, bisogna abbandonare questo mito, considerando l’amore un sentimento che è necessario gestire in maniera attiva:

“se trovare Amore è istintivo e avviene naturalmente, mantenerlo è un lavoro, che non ci viene insegnato a sufficienza”.

La scelta, l’impegno, la sfida continua costituiscono gli antidoti all’imperante fragilità dei legami. Questo molte coppie che noi vediamo lo sanno già, e ce lo dichiarano, quando chiediamo loro che cosa identifichi a loro parere una relazione di coppia. Parlano anche di progettualità condivisa, di fiducia, intimità e sostegno reciproco.

Ciò di cui spesso le coppie non sono consapevoli è la possibilità di riflettere sulle proprie modalità comunicative, cambiandole ove necessario, imparando a gestire i conflitti e riducendone l’impatto devastante che possono avere sui sentimenti postivi reciproci.

Spesso ignorano che possono imparare a diventare più intenzionali nei loro comportamenti uno con l’altro, attivandosi per andare verso l’altro, per mantenere vivo il proprio interesse verso l’altro, ma anche per non reagire in modo istintivo alle sue azioni e comportamenti.

Tutti questi atteggiamenti e comportamenti intenzionali vengono definiti operazioni proattive, e costituiscono il cuore contenutistico di molti percorsi e training di prevenzione e di arricchimento del legame rivolti alle coppie.

Questi percorsi hanno come obiettivo principale la riduzione della fragilità dei legami, aiutando le coppie ad individuare il proprio potenziale e a migliorare il proprio stile comunicativo.

Purtroppo in Italia faticano ancora ad avere una presa significativa sulla popolazione. Infatti, oltre al mito della spontaneità di cui si parlava prima, nel nostro territorio vi è un altro mito profondamente radicato che ostacola il proliferare di queste nuove possibilità: “i panni sporchi si lavano a casa propria”. Ecco un mito tutto italiano, che impedisce alle coppie di uscire dalla propria auto-referenzialità e confrontarsi con gli altri. Questo imperativo spesso finisce ancora per trasformare il legame in una “prigione” , in cui si viene sommersi dalle difficoltà e da cui non si vede l’ora di fuggire.

Un’ultima indicazione importante in aggiunta ai preziosi consigli fin qui elencati è proprio quella di uscire periodicamente dagli stretti confini del legame tra i partner, in cerca di nutrimento, di consigli, di confronto con altre coppie, di strumenti e spunti concreti per continuare a cambiare e crescere, come individui e come coppia.